Undici novembre 2007.
Gabriele Sandri e altri quattro amici si trovano sull’A1, direzione Milano, per la partita Inter-Lazio, che si sarebbe svolta da lì a poco. Sono le 9.18 quando un colpo di pistola, sparato dall’area di servizio presente sull’altra carreggiata, colpisce e uccide mortalmente Gabriele, spezzando definitivamente la sua giovane vita. Neanche il tempo dell’ultimo respiro e Gabbo non c’è più. Ammazzato dalla follia di un uomo della
polizia stradale, che, avendo notato un accenno di rissa tra tifosi laziali e juventini, esplode il fuoco dalla distanza. Un gesto folle volto a scongiurare un ipotetico tafferuglio, della quale, sicuramente, l’agente riusciva a veder ben poco, vista la distanza e le 6 corsie di autostrada poste tra lui e i tifosi.

È bastato un attimo per fermare una vita. Un attimo per cancellare l’esistenza di un ragazzo innocente. Quella domenica, la Nord, come ogni prepartita, era radunata al baretto, dove, con alcuni ultras laziali giunti in città la sera prima, si stava rinsaldando un gemellaggio storico. La notizia inizia a circolare. I giornali inizialmente riportano informazioni distorte, parlano di una morte avvenuta in seguito a violenti
scontri tra ultras. Ovviamente ben presto le voci vengono smentite e la realtà viene a galla. Rabbia e
frustrazione prendono il sopravvento. Le curve hanno già deciso, che si giochi o meno, oggi non si entra. Alle 14 arriva l’ufficialità. La FIGC rinvia Inter-Lazio e posticipa di dieci minuti le altre gare.
Non esiste. Il campionato non si fermerà neanche davanti ad una tragedia del genere. Una vergogna
senza fine. La notizia fa ben presto il giro degli stadi italiani e gli ultras non ci stanno. Da nord a sud si susseguono scontri e rappresaglie con le forze dell’ordine, che continueranno fino a notte fonda. Tutti chiedono giustizia. Il menefreghismo dei colletti bianchi del calcio non può passare inosservato anche stavolta. Nel luglio del 2009 Spaccarotella viene condannato a 6 anni di reclusione per omicidio colposo ma in appello la sentenza verrà tramutata in omicidio volontario e la pena inasprita a 9 anni e 5 mesi.
Nel 2012, durante il ricorso, la Corte di cassazione ribadirà il verdetto e confermerà la condanna per omicidio volontario. Uno dei momenti più bui degli ultimi anni. Una storia da ricordare e un volto da stampare nella mente, quello di Gabriele, un ragazzo come tanti, come noi. Una giornata maledetta che ha strappato dalle braccia di amici e familiari una giovane vita. Attraverso queste righe vogliamo onorare il suo ricordo. La fiamma che alimentava la sua passione vivrà nei nostri cuori per l’eternità, affinché nulla sia mai dimenticato.

Ciao Gabbo, sarai sempre con noi.